Paraguay: eletto il “vescovo dei poveri”

MONS. FERNANDO LUGO E' IL NUOVO PRESIDENTE DEL PARAGUAY
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Fernando Lugo, vescovo di San Pedro, 57 anni è il nuovo Presidente del Paraguay. La notizia è di quelle che fanno sensazione anche se i sondaggi degli ultimi mesi la rendono meno inaspettata.

Va detto che l’affermazione di Lugo è andata oltre le aspettative, raccogliendo quasi il 41% delle preferenze contro Blanca Ovelar, candidata del partito al potere, staccata di dieci punti (30,8%) e all’ex generale golpista di destra Lino Oviedo (22%), un caro amico in casa Cia e negli ambienti vicini alla destra conservatrice statunitense.
Vittoria netta, dunque. Vittoria storica. Il vescovo rosso, infatti, pone fine ad uno dei domini più longevi della storia recente: quello del Partito Colorado, ininterrottamente al potere dal 1947, anche dopo la fine della dittatura del generale Stroessner (1989), egli stesso membro del Colorado. Con l’elezione del “vescovo dei poveri” non solo vince l’opposizione dopo sessant’anni, ma finalmente si realizza una reale transizione da un sistema politico ingessato dai suoi legami con un regime dittatoriale di estrema destra e si intraprende un cammino di pieno riconoscimento dei diritti e della pratiche democratiche.

I Paraguaiani hanno scelto un futuro diverso, alternativo, quello promosso da Lugo e dalla sua Alianza Patriotica por el cambio, una coalizione di sinistra che riunisce organizzazioni sindacali, popolazioni indigene e contadini. In molti chiedevano un cambio di leadership che riuscisse a contrastare la cronica povertà e la disoccupazione, le disuguaglianze e la dilagante corruzione, la massiccia emigrazione forzata, ed in molti hanno invaso pacificamente e festosamente le strade della capitale Asuncion per portare in trionfo il vescovo-presidente. Dal canto suo Lugo ha invitato “tutti i Paraguaiani, anche coloro che non condividono i nostri ideali, ad aiutare questo Paese che è stato grande a ritornare ad esserlo”. Ha poi ringraziato tutti gli elettori dicendo loro “Voi avete deciso di liberare il Paese”.

Un altro duro colpo, forse quello decisivo, alle oligarchie militari neo-fasciste che hanno a lungo imposto regimi di terrore e di ingiustizia sociale nel continente latino-americano. Se infatti si eccettua la Colombia del conservatore Uribe, tutta l’America Latina è governata da leader di sinistra (Venezuela, Bolivia, Ecuador, Argentina) o di centro-sinistra (Cile, Brasile, Uruguay, Perù), spesso espressione delle popolazioni indigene emarginate per secoli dal potere. Il vescovo Lugo, sospeso dal Vaticano, si è impegnato a promuovere un programma di redistribuzione della ricchezza e delle terre, e la rinegoziazione dei trattati sulle fonti di energia col Brasile. Il Paraguay, infatti, è un serbatoio immenso di acqua potabile e i suoi bacini sono fondamentali per la produzione di energia idroelettrica, così come lo sono i suoi giacimenti di gas.La violenta campagna che il partito Colorado aveva intrapreso nelle settimane scorse dava adito a timori sul riconoscimento dei risultati elettorali, che invece è arrivato chiaro e immediato.

La sconfitta Ovelar ha subito dichiarato che il risultato è incontrovertibile e che augura al Paese un “periodo di riconciliazione e di comune ricostruzione”. Prova di democrazia anche dall’attuale Presidente Duarte che ha sottolineato la positività del fatto che “Per la prima volta nella nostra storia, una parte politica trasferisce il potere ad un’altra senza un colpo di Stato, senza spargimento di sangue e senza guerre fratricide” ed ha dichiarato che sarà un suo preciso impegno “rendere fluida tale transizione”.

I venti di democrazia e di cambiamento sociale soffiano forti in America Latina e sembrano non arrestarsi più.
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