Jun 2008
pochi giorni
Pochi giorni e da
queste parti
nessuno avrà più
niente da spartire con le scuole superiori del
nostro paese.
Gli ultimi due infelici sono agli sgoccioli dei loro giorni di prigionia..
Gli ultimi due infelici sono agli sgoccioli dei loro giorni di prigionia..
|
Jim Tette
RifondaLOESCLUDO. /1
20/06/08 21:47 |
Lo Escludo.
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Prossimamente potrebbe
esserci una Rifondazione di "Loescludo." non tanto
nella forma quanto nel contenuto.. nel frattempo puoi
dilettarti nel dire la tua (così se non altro vediamo
se funziona il sondaggio)...
Cosa vorresti da LOESCLUDO?
Cosa vorresti da LOESCLUDO?
Ovviamente avete a disposizione i commenti per scrivere qualsiasi cosa più intelligente di quelle sopra esposte da proporre o sostenere.
SENTENZA TAR: STOP DAL MOLIN
20/06/08 21:13 |
sociale/politica
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La notizia (qui o qui o qui o qui o qui o dove ti pare) è un grosso incoraggiamento per chi ha manifestato contro la base:
"No. Certamente non è finita. Diciamo che questa sentenza ci consente di trarre un sospiro. Ma noi continuiamo la nostra battaglia contro il Dal Molin. Perchè l'abbiamo sempre detto: investire sulla guerra non ci sembra una scelta di avanguardia, ci sembra piuttosto una scelta di retroguardia."
Appello
20/06/08 20:12 |
sociale/politica
| Permalink
Per un’iniziativa
cittadina contro la violenza sulle donne e contro
provvedimenti razzisti e repressivi in nome della
sicurezza.
Siamo un gruppo di realtà differenti presenti a Genova, organizzate e non, che si uniscono per invitarvi a un’iniziativa di solidarietà.
Sempre più mass media e politici danno grande importanza a fatti di cronaca che vedono uomini immigrati protagonisti di stupri verso donne italiane, e non altrettanta attenzione quando sono uomini italiani a picchiare, violentare, uccidere le proprie figlie, sorelle, mogli, amiche, ex.
E ancor meno quando le vittime sono donne immigrate.
La violenza sulle donne non è un problema di ordine pubblico e non conosce distinzione di cultura, nazionalità, religione, classe sociale, appartenenza politica.
Non accettiamo nessuna strumentalizzazione delle violenze contro le donne, e verso tutta la società, come pretesto per promuovere politiche razziste, pacchetti sicurezza, binomi clandestino=criminale. (...)
La nostra sicurezza fa rima con solidarietà, libertà e autodeterminazione per tutti/e. (...)
SABATO 21 GIUGNO 2008
P.zza MATTEOTTI dalle 17.00
Associazione 3 febbraio
Donne di Genova contro la violenza
Arcilesbica
Città Partecipata
Centro delle Culture
Socialismo Rivoluzionario
Siamo un gruppo di realtà differenti presenti a Genova, organizzate e non, che si uniscono per invitarvi a un’iniziativa di solidarietà.
Sempre più mass media e politici danno grande importanza a fatti di cronaca che vedono uomini immigrati protagonisti di stupri verso donne italiane, e non altrettanta attenzione quando sono uomini italiani a picchiare, violentare, uccidere le proprie figlie, sorelle, mogli, amiche, ex.
E ancor meno quando le vittime sono donne immigrate.
La violenza sulle donne non è un problema di ordine pubblico e non conosce distinzione di cultura, nazionalità, religione, classe sociale, appartenenza politica.
Non accettiamo nessuna strumentalizzazione delle violenze contro le donne, e verso tutta la società, come pretesto per promuovere politiche razziste, pacchetti sicurezza, binomi clandestino=criminale. (...)
La nostra sicurezza fa rima con solidarietà, libertà e autodeterminazione per tutti/e. (...)
SABATO 21 GIUGNO 2008
P.zza MATTEOTTI dalle 17.00
Associazione 3 febbraio
Donne di Genova contro la violenza
Arcilesbica
Città Partecipata
Centro delle Culture
Socialismo Rivoluzionario
Quanto vale la vita di un Rumeno?
19/06/08 23:29 |
sociale/politica
| Permalink
di
Gennaro Carotenuto
Quanto vale la vita di un immigrato? Poco, ben poco, quasi nulla. Si può buttare in un fosso, massacrare di botte, far cadere da un’impalcatura, oppure ammazzare per pochi spiccioli e nessuno ne sa più niente. A migliaia ne muoiono nel canale di Sicilia. Un irregolare rumeno vale un po’ di più, ma poco di più… a meno che… potrebbe valere molto, moltissimo, anche un milione di euro.
A meno che… devono essersi detti Valerio Volpe e Cristina Nervo, una coppia di trentenni di Verona con un bimbo di dieci mesi, questo rumeno non si fidi di noi. E Adrian Cosmin, 28 anni, camionista rumeno, si fidava di loro. Anzi si considerava quasi socio di Valerio e Cristina nella ditta di trasporti della quale la coppia veronese era titolare.
Adrian aveva bisogno di lavorare e, un po’ perché si fidava e lo avevano convinto, un po’ perchè era latente il ricatto e temeva di perdere il posto di lavoro, aveva accettato di sottoscrivere una polizza sulla propria vita.
(...) E’ normale, si fa sempre così, lo avevano convinto, e si era dovuto convincere anche che fosse normale che la polizza sulla sua vita fosse a favore della donna del suo datore di lavoro.
(...) Adrian era andato a casa dei veronesi suoi datori di lavoro. Questi lo hanno drogato, caricato nella macchina intestata ad Adrian e in una zona isolata, ma vicina al posto di lavoro del ragazzo, gli hanno dato fuoco, tentando poi di simulare un incidente. Contavano poi di incassare la polizza di quasi un milione di Euro. Lo hanno premeditato per più di un anno l’omicidio di Adrian. Lo hanno fatto per i soldi e solo per i soldi.
Su quel corpo carbonizzato gli inquirenti non hanno impiegato più di tanto per capire cosa fosse successo e, quando è saltata fuori la polizza, Cristina Nervo, messa di fronte all’evidenza, ha fatto presto a confessare. Non preoccupatevi, l’hanno già messa agli arresti domiciliari, facendosi scudo di un figlio di dieci mesi. (...)
Di fronte ad uno squallido fatto di cronaca nera come questo, una piccola storia ignobile indice innanzitutto di miseria umana, ma anche evidentemente del pensare che la vita di un romeno valga meno di quella di un italiano, diviene pleonastico perfino dire che se una coppia di romeni avessero ucciso in quel modo un ragazzo italiano, saremmo letteralmente sepolti dalla notizia. (...)
Giornalisticamente avrebbero perfino ragione perchè poche volte si assiste ad un omicidio volontario premeditato di tale efferatezza. (...)
Non sarebbe giusto quindi concludere che non solo gli italiani uccidono i romeni, ma che lo fanno perfino in maniera più aberrante, sia pur creando infinitamente meno allarme sociale. Eppure non può non venire in mente il caso di Jon Cazacu, il lavoratore rumeno che chiese di essere messo in regola al suo datore di lavoro. La risposta del datore di lavoro fu cospargerlo di benzina, dargli fuoco e lasciarlo morire carbonizzato. Accadde in provincia di Varese nell’anno 2000. All’assassino di Jon non mancò mai la solidarietà della Lega Nord, che organizzò fiaccolate e gli fornì copertura politica e assistenza legale. (...) Per chi uccide un romeno in Padania, dobbiamo concludere, non vale la certezza della pena. Vedrete, troveranno attenuanti anche per Volpe e Nervo, la coppietta veronese. Del resto c’è un bambino innocente di mezzo e la vita di Adrian Cosmin, lavoratore rumeno, bruciato vivo per un milione di Euro, tornerà a non valere nulla.
da
Quanto vale la vita di un immigrato? Poco, ben poco, quasi nulla. Si può buttare in un fosso, massacrare di botte, far cadere da un’impalcatura, oppure ammazzare per pochi spiccioli e nessuno ne sa più niente. A migliaia ne muoiono nel canale di Sicilia. Un irregolare rumeno vale un po’ di più, ma poco di più… a meno che… potrebbe valere molto, moltissimo, anche un milione di euro.
A meno che… devono essersi detti Valerio Volpe e Cristina Nervo, una coppia di trentenni di Verona con un bimbo di dieci mesi, questo rumeno non si fidi di noi. E Adrian Cosmin, 28 anni, camionista rumeno, si fidava di loro. Anzi si considerava quasi socio di Valerio e Cristina nella ditta di trasporti della quale la coppia veronese era titolare.
Adrian aveva bisogno di lavorare e, un po’ perché si fidava e lo avevano convinto, un po’ perchè era latente il ricatto e temeva di perdere il posto di lavoro, aveva accettato di sottoscrivere una polizza sulla propria vita.
(...) E’ normale, si fa sempre così, lo avevano convinto, e si era dovuto convincere anche che fosse normale che la polizza sulla sua vita fosse a favore della donna del suo datore di lavoro.
(...) Adrian era andato a casa dei veronesi suoi datori di lavoro. Questi lo hanno drogato, caricato nella macchina intestata ad Adrian e in una zona isolata, ma vicina al posto di lavoro del ragazzo, gli hanno dato fuoco, tentando poi di simulare un incidente. Contavano poi di incassare la polizza di quasi un milione di Euro. Lo hanno premeditato per più di un anno l’omicidio di Adrian. Lo hanno fatto per i soldi e solo per i soldi.
Su quel corpo carbonizzato gli inquirenti non hanno impiegato più di tanto per capire cosa fosse successo e, quando è saltata fuori la polizza, Cristina Nervo, messa di fronte all’evidenza, ha fatto presto a confessare. Non preoccupatevi, l’hanno già messa agli arresti domiciliari, facendosi scudo di un figlio di dieci mesi. (...)
Di fronte ad uno squallido fatto di cronaca nera come questo, una piccola storia ignobile indice innanzitutto di miseria umana, ma anche evidentemente del pensare che la vita di un romeno valga meno di quella di un italiano, diviene pleonastico perfino dire che se una coppia di romeni avessero ucciso in quel modo un ragazzo italiano, saremmo letteralmente sepolti dalla notizia. (...)
Giornalisticamente avrebbero perfino ragione perchè poche volte si assiste ad un omicidio volontario premeditato di tale efferatezza. (...)
Non sarebbe giusto quindi concludere che non solo gli italiani uccidono i romeni, ma che lo fanno perfino in maniera più aberrante, sia pur creando infinitamente meno allarme sociale. Eppure non può non venire in mente il caso di Jon Cazacu, il lavoratore rumeno che chiese di essere messo in regola al suo datore di lavoro. La risposta del datore di lavoro fu cospargerlo di benzina, dargli fuoco e lasciarlo morire carbonizzato. Accadde in provincia di Varese nell’anno 2000. All’assassino di Jon non mancò mai la solidarietà della Lega Nord, che organizzò fiaccolate e gli fornì copertura politica e assistenza legale. (...) Per chi uccide un romeno in Padania, dobbiamo concludere, non vale la certezza della pena. Vedrete, troveranno attenuanti anche per Volpe e Nervo, la coppietta veronese. Del resto c’è un bambino innocente di mezzo e la vita di Adrian Cosmin, lavoratore rumeno, bruciato vivo per un milione di Euro, tornerà a non valere nulla.
da
Lettera a Diogeneto
Ecco come si presentavano
i Cristiani intorno alla metà del II secolo d.C.:
4. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale.
5. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera.
6. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati.
7. Mettono in comune la mensa, ma non il letto.
8. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne.
9. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo.
10. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi.
11. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati.
12. Non sono conosciuti, e vengono condannati. Sono uccisi, e riprendono a vivere.
13. Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano.
14. Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti.
15. Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano.
16. Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la vita.
17. Dai giudei sono combattuti come stranieri, e dai greci perseguitati, e coloro che li odiano non saprebbero dire il motivo dell'odio.
Lettera a Diogene, Il mistero cristiano (V,4,17)
4. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale.
5. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera.
6. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati.
7. Mettono in comune la mensa, ma non il letto.
8. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne.
9. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo.
10. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi.
11. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati.
12. Non sono conosciuti, e vengono condannati. Sono uccisi, e riprendono a vivere.
13. Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano.
14. Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti.
15. Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano.
16. Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la vita.
17. Dai giudei sono combattuti come stranieri, e dai greci perseguitati, e coloro che li odiano non saprebbero dire il motivo dell'odio.
Lettera a Diogene, Il mistero cristiano (V,4,17)
Mike Bongiorno
Irlanda
15/06/08 00:33 |
sociale/politica
| Permalink
Paese stupendo, pieno di
persone simpatiche e ricchissimo di personaggi di
primissima qualità.
Tengo appesa al soffitto della mia stanza (ben visibile dalla strada attraverso la finestra), la bandiera dell'IRLANDA.
Dimmi te se oggi devo staccarla per non confondermi con sacchi di merda come quelli della foto sopra..
Tengo appesa al soffitto della mia stanza (ben visibile dalla strada attraverso la finestra), la bandiera dell'IRLANDA.
Dimmi te se oggi devo staccarla per non confondermi con sacchi di merda come quelli della foto sopra..
Di Meglio
Ne parlano (da mesi)
sul Secolo e sul Repubblica (genova)
un giorno si e uno no.
Ne parlano bene come si parla delle persone morte, è morto? No. Ha solo preso la saggia decisione di andare in pensione.
Non ci capacitiamo di come si possa elogiare a questo modo un preside definito moralizzatore, tutore dell'ordine e dei più alti valori che pochi anni fa ha perso la faccia accapigliandosi con il gestore di un bar.
Un preside che nessuno di noi avrebbe mai voluto avere, un presidente di commissione temuto e quindi odiato da tutti gli studenti che hanno avuto la sventura di incontrarlo.
Un uomo di una certa età che durante una conferenza sui "danni della droga" esponeva la sua pessimistica, distorta ed offensiva visione degli studenti della sua scuola e dei giovani in generale.
Un professionista, professore e preside inattaccabile e diligentissimo, per carità, ma che qui nessuno saluta con affetto.
Non lo consideriamo un inetto come C.D. (iniziali di fantasia) che alcuni di noi hanno avuto modo di conoscere, per carità. Semplicemente non ne possiamo più di leggere sui giornali locali di lui, ed erano decenni che aspettavano con ansia arrivasse questo giorno.
Inoltre, il cambio di preside al D'Oria è diventata una questione cittadina e ci sono articoli su tutti i giornali, ma il professore ci tiene a precisare che "A noi non ce ne frega un cazzo."
Ne parlano bene come si parla delle persone morte, è morto? No. Ha solo preso la saggia decisione di andare in pensione.
Non ci capacitiamo di come si possa elogiare a questo modo un preside definito moralizzatore, tutore dell'ordine e dei più alti valori che pochi anni fa ha perso la faccia accapigliandosi con il gestore di un bar.
Un preside che nessuno di noi avrebbe mai voluto avere, un presidente di commissione temuto e quindi odiato da tutti gli studenti che hanno avuto la sventura di incontrarlo.
Un uomo di una certa età che durante una conferenza sui "danni della droga" esponeva la sua pessimistica, distorta ed offensiva visione degli studenti della sua scuola e dei giovani in generale.
Un professionista, professore e preside inattaccabile e diligentissimo, per carità, ma che qui nessuno saluta con affetto.
Non lo consideriamo un inetto come C.D. (iniziali di fantasia) che alcuni di noi hanno avuto modo di conoscere, per carità. Semplicemente non ne possiamo più di leggere sui giornali locali di lui, ed erano decenni che aspettavano con ansia arrivasse questo giorno.
Inoltre, il cambio di preside al D'Oria è diventata una questione cittadina e ci sono articoli su tutti i giornali, ma il professore ci tiene a precisare che "A noi non ce ne frega un cazzo."
Professore
del Corso Anale e Accio.
immagine presa da qui
Il grandissimo Giacomino
Fantastico Italiano
«La prostituzione non va combattuta»
06/06/08 23:13 |
sociale/politica
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Don Andrea
Gallo a
proposito di questa notizia
La prostituzione «non è un reato»: questo è il presupposto da cui partire, «che va gridato forte».
«Si devono togliere questo delirio di onnipotenza di eliminare la prostituzione - prosegue il prete - è un fenomeno da gestire riconoscendolo come professione. Ciò che dev’essere perseguito dichiarando guerra totale è lo sfruttamento». «Che cos’hanno fatto i governi negli anni per colpire i canali mafiosi?» si chiede polemicamente il sacerdote, che aggiunge: «Dove c’è criminalità organizzata c’è collusione politica».
Secondo Don Gallo siamo «in una società post-cristiana, dove il governo in carica impone la morale, a seconda della propria linea. Mentre la morale cristiana prevede la libera scelta delle coscienze».
Da una decina di anni la sua comunità gestisce un appartamento dove trovano rifugio le vittime del racket della prostituzione: «Sono iniziative come la nostra che andrebbero finanziate, moltiplicate. I posti nella nostra casa non bastano mai. Molte sono tornate per farci vedere i figli, hanno trovato lavoro».
La prostituzione «non è un reato»: questo è il presupposto da cui partire, «che va gridato forte».
«Si devono togliere questo delirio di onnipotenza di eliminare la prostituzione - prosegue il prete - è un fenomeno da gestire riconoscendolo come professione. Ciò che dev’essere perseguito dichiarando guerra totale è lo sfruttamento». «Che cos’hanno fatto i governi negli anni per colpire i canali mafiosi?» si chiede polemicamente il sacerdote, che aggiunge: «Dove c’è criminalità organizzata c’è collusione politica».
Secondo Don Gallo siamo «in una società post-cristiana, dove il governo in carica impone la morale, a seconda della propria linea. Mentre la morale cristiana prevede la libera scelta delle coscienze».
Da una decina di anni la sua comunità gestisce un appartamento dove trovano rifugio le vittime del racket della prostituzione: «Sono iniziative come la nostra che andrebbero finanziate, moltiplicate. I posti nella nostra casa non bastano mai. Molte sono tornate per farci vedere i figli, hanno trovato lavoro».
Riprendiamoci il nostro tempo / video